Bruscello sul Bruscello
di BUNSAI

Un giorno mi chiese Pap, scambiandomi per Mangiarotti,
“Bun tu che s’è costì anima nobile e non vuò far l’arpia
rendi noi mortal fan del bruscello e dell’ottava rima edotti”
giacché il Pennuto avea ancor nel cor le note della Pia
l’Opera che il Mito mio sognò per notti e notti
e che diede a quell’inguardabil festival venti minuti di magia
al punto che per il breve tempo di due canzoni
fummo noi suoi beniamini d’una estasi i testimoni.

Per l’occasione s’agghindò la Dea con le scarpe che usan i trans alla stazione
Mostrando a tratti incertezze e qualche sbandamento
Nello star in equilibrio e finir in piedi la prestazione
E fu così che Ella  assunse della De Filippi il portamento
Spostandosi sul palco con grinta e attenzione
Per non finir distesa colle terga sul pavimento
Riuscì il Mito vincente in questa difficile avventura
Pur dando qualche segno di dubbio e di paura.

Solo un punto incrinò per un momento il pubblico sollazzo
Fu quando al termine dell’esibizione la bionda straniera,
tra increduli sguardi dei presenti e un palese imbarazzo,
chiese alla Nostra d’estrarre i nomi dei cantanti con eccesso di sicumera
ma la senese non volle prestarsi a pagar codesto dazio
bruciò la ticinese con uno sguardo alla sua maniera
ignorò la richiesta e presentò gli artisti suoi augurandole di finir in un dirupo
e se ne uscì di scena gridando allegramente “viva il lupo!”

Or che siamo infine giunti a parlar di bruscelli e ottave rime
Che vi resta da saper a voi mortali che non avete già capito?
Vi sono in genere due innamorati che qualcuno tiene sulle spine
C’han da passare un po’ di sventure per stare insieme come moglie e marito.
Che s’ha da comporre in endecasillabi lo si sa senza esser delle cime
Sono otto versi legati fra di loro con un ritmo ben definito:
A-bi a-bi a-bi ciccì è la struttura di tale formazione
E vede i bruscellanti sfidarsi a singolar tenzone.
 

Bun
Marzo  2007